Tecnologia: come farne a meno?

 TECNOLOGIA: COME RIUSCIRE A FARNE A MENO

 Un dilemma s'insinua da tempo nella mia mente: cosa faremmo se tutto ciò che la tecnologia ci ha regalato fino a oggi ci abbandonasse all'improvviso? Non riesco a immaginare di poterne fare a meno, eppure a volte accade che...

Il pilota comunica, attraverso gli altoparlanti, che ci stiamo avvicinando all'atterraggio, ma siamo ancora alti. Il mio posto è al finestrino e guardando fuori vedo Boston. Cerco sempre di prendere i posti al finestrino, ma questo volo non ricordo neppure quando l'ho preso e tanto meno prenotato. Improvvisamente un suono mi entra nei timpani e di punto in bianco non sono più sul sedile ma, catapultata fuori dal velivolo, sto volando, sospesa nell'atmosfera. "Volando?" penso, allarmata... ohi ohi... realizzo che ciò non è possibile e...

La sveglia suona sul comodino... apro gli occhi, un po' stordita. "Acc'! Sono le sette e trenta," dico a me stessa, mentre la spengo, "ancora cinque minuti". Non so il perché io mi ostini tutte le sere a metterla a quest'ora, pur sapendo che la stacco sempre ogni mattina appena suona. Ma sono fatta così, mi piace tormentarmi e soffro perché vorrei poter continuare a dormire, mentre invece dovrei alzarmi subito. Quindi, come al solito, mi rigiro nel letto e intanto con la mente torno al sogno. Proprio ieri sera, guardavo le foto del mio viaggio in America, per inserirne la descrizione in un testo e ho finito anche per far tardi a scrivere sul PC; nelle foto, l'immagine di Boston vista dall'alto attraverso un finestrino d'aereo è particolarmente suggestiva e mi è rimasta impressa. "Ecco il perché del sogno! Uhm... Ma è la fantasia a nutrire i sogni, o sono i sogni che nutrono la fantasia?" Di certo c'è che la mia viaggia a gran velocità, forse anche troppo, ma è utile nel lavoro di stesura di un testo. La scrittura in genere è per me come una droga, ne sono dipendente, scrivo di tutto e di più. Quasi ogni sera finisco per andare a letto tardi e il più delle volte, appena mi sdraio, mi tornano alla mente frasi e scenari riguardanti il tema del testo che stavo scrivendo poco prima. Mi fa persino rabbia come la mia mente, al momento di rilassarsi, riesca a viaggiare con una velocità così estrema. A ogni modo, è ora di alzarsi.

Siamo alla fine del mese di febbraio e ormai le giornate si sono stiepidite, i raggi del sole sono abbastanza penetranti da scaldare le temperature anche dentro casa e, del resto, questo inverno qui a Sarzana il clima è stato abbastanza mite.

Mi vesto veloce, faccio colazione e poi vado a tuffarmi di nuovo sul mio PC, ma faccio per accenderlo e nulla, l'è morto. "Ohi ohi... e adesso?" il mio primo pensiero è "Come faccio a finire il pezzo?", poi guardo il PC, spie spente; la spina, attaccata alla presa. A quel punto mi rimprovero di non aver ordinato la batteria nuova. Se avessi fatto quel benedetto acquisto, adesso avrei almeno un po’ di autonomia sul PC portatile. È evidente che non c’è corrente elettrica, ma io provo lo stesso ad accendere la luce: click... click... Nulla. Non c'è nulla da fare. "Mannaggia! Devo scendere a vedere il contatore. Meglio dare prima un'occhiata al quadro elettrico in casa, se fosse saltato il salvavita per qualche sovraccarico, almeno mi salvo da dover scendere.", penso. Quindi, vado a vedere e trovo che è tutto in perfetto allineamento. "Bah! Tocca uscire!" Indosso una felpa ed esco in ciabatte. Non lo avessi mai fatto: mi sono chiusa la porta alle spalle, ma non ho preso le chiavi, <<Porcaccia la miseria!>> esclamo, irritata. Rifletto su cosa fare e nel frattempo provo ad accendere la luce nelle scale per verificare l'assenza di corrente elettrica ancora una volta. Nella mia mente, intanto, sta girando l'insulto rivolto a me stessa per la mia mancanza di attenzione nell'uscire da casa così. Nel preciso momento che schiaccio l'interruttore e la luce nella scala non si accende, mi rendo anche conto di non aver preso il telefono. "Ohi ohi! Nulla, devo calmarmi... Allora, cosa posso fare? Meglio suonare alla porta del padrone di casa, qui di sopra, dato che ha le chiavi del mio appartamento così mi apre. Meno male!" Salgo, pigio sul campanello, ma non sento il suono. "Uhm, già! La corrente..." Allora provo a bussare. Attendo, ma inutilmente: nessuna risposta. "Si vede che non c'è nessuno. Acc'.. Di solito la moglie è in casa, ma stavolta pare di no." Quindi mi viene in mente di provare coi vicini della palazzina di rimpetto. Scendo in strada, mi avvicino al cancello e suono il campanello. La corrente elettrica non c'è, perché dovrebbe funzionare? Ovviamente non funziona. "Che cavolo!" Sembrano baggianate, ma è veramente frustrante non poter usufruire delle cose più banali. "Adesso? Che faccio? Urlo?" Mi rammento di Pietro, il fruttivendolo che arrivava col suo bel furgoncino sotto casa, quando ero piccina, e chiamava le casalinghe col megafono... e nella mia mente concludo: "Va beh! Tocca che chiamo qualcuno per forza, almeno per fare una telefonata. Sì, ma chi chiamo?" E già! Sembra fatto apposta, ma io mi faccio i fatti miei e forse anche un po' troppo, tanto da non conoscere i nomi delle persone del vicinato. Quindi, leggo uno dei due nomi scritti sul campanello e... "Niente, mi tocca chiamare a voce", e mi sembra di essere un fruttivendolo, ma senza megafono.

Per mia fortuna, la signora al piano superiore della casa di fronte, sta uscendo per vedere cosa è successo al contatore, data la mancanza di elettricità.

"Evviva! Così non devo stare a urlare per strada." mi rincuoro. Allora, mi avvicino e chiedo se può prestarmi il telefono per aiutarmi, perché sono rimasta chiusa fuori casa. Meno male la signora Carla sa bene cosa fare e chiama subito i pompieri. Mi passa il telefono e io spiego. Poi Carla mi fa accomodare da lei un istante e mi offre il caffè. Dopo una mezz'oretta buona arrivano la camionetta e l'auto dei pompieri. "Wow!" Scendo in strada e gli faccio cenno, così da indirizzarli dalla mia parte. Arrivati, sono in cinque, scendono in quattro... "manco fosse andata a fuoco la casa". Uno rimane nell'auto e gli altri quattro, gentilissimi, salgono con me alla mia porta, mi fanno un paio di domande, poi uno di loro torna giù a prendere l'occorrente e, infine, in un batter di ciglia aprono.

"Fiiuuu... Come hanno fatto presto!" penso.

<<Tutto a posto!>> dice Giovanni, il pompiere che si è prestato all'intervento.

"Che bello! In meno di un'ora ho conosciuto quattro pompieri, belli, prestanti e gentilissimi, e anche Carla, la mia vicina di rimpetto, e pensare che da sette anni abito qui e non ci siamo mai scambiate più di un buongiorno e buonasera. Altro che social network! Qui ci vorrebbe un total blackout forever per farmi tornare a comunicare direttamente, scambiando chiacchiere, favori, sorrisi e nuove speranze." penso, e intanto, entrando nel mio appartamento per prendere le chiavi, sento il rumore del motore del frigorifero che si riavvia..."È tornata." Quindi, dettate le mie generalità al pompiere, lo saluto e mi appresto a uscire. Chiudo dietro di me la porta, tenendo le chiavi ben strette in mano, torno fuori a salutare e ringraziare gli altri pompieri e la vicina che, affacciata al balcone, mi sorride scambiando il saluto con la mano.

Mentre rientro in casa, questa vicenda mi fa riflettere sull'abitudine smodata che ho sviluppato negli ultimi anni ai social network e a Google, ma anche agli apparecchi tecnologici, non solo digitali, che ho a portata di mano. Pensando che tra qualche ora dovrò prepararmi il pranzo, la mente va al piano di cottura a induzione della cucina, che in mancanza di elettricità non funziona e mi avrebbe sofferto il cuore a pensare di non poterne usufruire: in tre, quattro minuti porta a bollore una pentola di acqua; ovviamente dipende dalla quantità, ma è bello poter far presto a cuocere i miei manicaretti e anche stupire i miei ospiti, poco avvezzi al tipo di tecnologia, lasciandoli a bocca aperta per quanto poco tempo impiego a preparare un piatto di pasta. Avrei comunque risolto anche in mancanza di elettricità, perché gli ho affiancato un piano cottura a gas, e quindi, con un accendino, o un fiammifero avrei potuto cucinare ugualmente.

Ripensando all'evoluzione di tutte le apparecchiature elettroniche, frutto delle odierne tecnologie avanzate, mi viene in mente la mia auto, e forse oggi si può già ritenere obsoleta a confronto delle ultime generazioni, che si parcheggiano da sole e se lo cercano pure con un solo click; ma quando l'ho acquistata, tra le utilitarie, era già una di quelle super accessoriate, con tanto di navigatore incorporato sopra al cruscotto e tutta l'elettronica, per la messa in moto; controllo, o limitatore della velocità; antibloccaggio e controllo della frenata, e anche il sistema ESP per la stabilità. Mi è bastato la prima volta che ho avuto un incidente, salire su di un'auto di cortesia del carrozziere, una FIAT Panda del 1998, per rendermi conto di quanto si sia evoluta la tecnologia in fatto di elettronica e meccanica per le auto, ed è stato triste doverne fare a meno, anche se solo per un giorno.

Nell'ultimo secolo sono state sviluppate molte tecnologie che hanno a dir poco qualcosa di magico, ma secondo me la magia vera riguarda le protesi per il corpo umano, oggi più sofisticate che mai. Mi vengono i brividi al pensiero di poterne avere bisogno e immagino l'emozione e le sensazioni, compresa quella di stranezza iniziale, che si possono provare nel muovere un arto artificiale col solo pensiero. "Cioè! Ci rendiamo conto?" Questo credo sia uno di quei click che non dovrà mai mancare. Sarà magia questa? Forse sì, visto ciò che arriva a fare. E penso anche, per come stiamo andando veloci, che saremo sempre più capaci, perché le tecnologie corrono sul filo delle nostre idee e queste, a loro volta, vengono stimolate dall'evoluzione stessa. Ma se il mondo intero andasse in blackout? O avvenisse, quel che terrorizza il sistema telematico, un'azione terroristica sul web che distruggesse tutti i programmi esistenti, azzerando tutto? Con questi presupposti, penso al fatto che dovrei riabituarmi al modo di agire di un tempo, quando avevo altro a cui pensare invece di stare ore e ore sul web, sia per comunicare con gli amici che per le mie ricerche; ormai è talmente mia abitudine da cercarvi anche le cose più insignificanti. Intanto, viaggiando con la fantasia, immagino di entrare in una macchina del tempo che, riportandomi nel passato, mi molla lì, senza possibilità di ritorno. Certo mi sentirei un po' spaesata dapprincipio, ma non dovrebbe traumatizzarmi poi tanto, in fin dei conti faccio parte di quella generazione che ha visto crescere quest'epoca: eravamo senza telefonini da ragazzetti e, pur senza navigatore, viaggiavamo a destra e a manca, come si diceva noi da ragazzi. Ricordo i miei primi viaggi da giovane; che bello avventurarsi per le strade di Londra, o di Amsterdam, allora a noi sconosciute, oggi diventate meta facile e programmate da chiunque, o quasi, anche solo come tappe per un week-end. Ai miei tempi, e mentre lo dico penso a quanto avesse poco senso sentirlo dire dai miei genitori, ma è l'unica definizione utilizzabile per rendere l'idea; dicevo appunto, ai miei tempi un viaggio, inteso in generale per una meta distante vari chilometri, era il sogno di molti di noi e pochi tra i miei conoscenti, compresa me, potevano permettersene uno di vacanza all'estero. Tra i miei amici c'era chi, per lavoro, tentava a spostarsi in Germania, o in Inghilterra, dato la maggiore facilità di trovarne uno; gli stipendi forse migliori, dovuto anche allo scambio della moneta, e soprattutto la possibilità per noi italiani di imparare bene la lingua. Oggi i viaggi studio/lavoro sono sempre più frequenti e tutto è quasi dato per scontato; se dovesse azzerarsi tutto, quelli a soffrirne di più credo sarebbero giusto i più giovani, e ancor più i bambini di oggi, perché sono nati con lo Smartphone in fronte, dacché le mamme non li avranno certo tenuti lontani dalla pancia. "A parte i rischi per la salute, non sarà che avranno contagiato l'intelligenza dei loro figli con le onde elettromagnetiche?" Sto vaneggiando, ovviamente, tra me e il mio PC, ormai gli parlo come fosse una persona: il mio alter-ego. Oggi è tutto più semplice, ma rammento i miei primi click su questi tasti... anzi, no, era una vecchia tastiera a cui s'incantava sempre il tasto ALT. "Aaa... che tempi!" Non sapevo ancora usarlo e oltre a essere lentissima, avevo anche il terrore si cancellasse tutto in un click. Ecco, ora che ci penso, la stessa sensazione angosciante mi viene all'idea che le tecnologie digitali s'inceppino tutte all'unisono. Giacché ho preso anche l'abitudine di mettere tutto sul mio smartphone, se si bloccasse, sarei incasinata per davvero. Adesso so che la memoria del PC viene salvata sul disco rigido e un programmatore sa come recuperarla, anche se per me significherebbe dover rinunciare a scrivere per qualche giorno, ma per uno smartphone tutto cambia, perché ormai la nostra vita è racchiusa lì dentro. Anche se oggigiorno esistono software che permettono l'archiviazione dei dati in rete, così da non perderli, e fino a un certo peso sono pure gratis, nel caso di mancanza di accesso a internet, non potremmo recuperarli ugualmente. Ognuno fa uso delle tecnologie a suo comodo e abitudine, e di certo si farebbe tutti qualcosa per ovviare all'assenza. Magari alcuni di noi ne farebbero benissimo a meno, anche perché sono ancora in molti a non saperle usare, mentre altri andrebbero nel caos senza poter usufruire delle funzioni di un PC o uno smartphone, ma anche di un navigatore, o i comandi a distanza della centralina domotica della propria abitazione, o senza l'elettronica a bordo dell'auto e tutte le funzioni integrate, per non scordare i velivoli che oggi usano strumenti sempre più digitali, come l'aereo, per chi lavora all'estero, o con l'estero.

Tornando al sogno di stamani, spero proprio di non dover vivere il trauma di un disastro aereo, tipo un guasto agli strumenti di volo. A me capita spesso di avere degli incubi la notte, una volta ho sognato che ero alla guida di un'auto vecchissima, ma forse era soltanto la mia vecchia Renault 4, comunque nel sogno cercavo di mettere in moto e schiacciavo l'acceleratore, schiacciavo e giravo la chiave, ma nulla, il motore non partiva. Beh, quello era un sogno, ma poi nella realtà mi è capitato di avere difficoltà nella messa in moto e di ritrovarmi a schiacciare l'acceleratore anche sulla mia seconda Clio 1200 del 2009, che però non ha bisogno di accelerazione con l'avvio e così, quelle volte, ho rischiato pure di ingolfarla, tant'è, che nei miei momenti di panico, ritorna l'abitudine di come ho imparato nel 1982, quando ho messo le chiappe sul sedile alla guida di un'auto per la prima volta, una Ritmo 1200 dell'Autoscuola. La mia mitica Renault 4, invece, la iniziai a guidare nel 1987. Una volta era rimasta quasi senza freni e per fermarmi dal meccanico, dove avevo preso appuntamento appunto per rifarli, dovetti scalare le marce per frenare e, all'ultimo, mi è toccato fare affidamento allo scalino del marciapiede, con la speranza di fermare l'auto e non finire dentro l'officina direttamente. Avrei rischiato di travolgere qualcuno, o di sbattere contro il muro, ma sono riuscita a fermarla; era il 1989. Ricordo si cantava una canzoncina: <<Renault 4 all'avventura, è una macchina super sicura!>>... "A saperla tutta!"... Certo, oggi, sopra un'auto moderna, con la centralina elettronica che controlla tutto e avvisa per ogni guasto, dandoci anche maggior sicurezza, non potrebbe più accadere. Terribile ritrovarsi quasi senza freni, ma la Renault 4 rimane sempre un mito, e forse è vero, oggi troverei delle difficoltà a guidarla, ma credo si possa fare l'abitudine a tutto anche alla rovescia. Del resto, nella vita a un certo punto si torna all'indietro: l'anzianità, a volte, fa tornare bambini. Il pensiero della mia terza età, a dire la verità, avanza sempre più e si fa sentire ogni giorno più forte.. "Ahimè, non solo il pensiero!". Sono proprio curiosa di vedere quali tecnologie riusciremo a elaborare per creare macchine e accessori che saranno a noi di supporto per le cose semplici, come camminare eretti e senza inciampare, oppure anche il solo respirare. Leggevo pochi giorni fa di un polmone artificiale, in sperimentazione, abbastanza piccolo da poter essere inserito in uno zaino e già ha dato ottimi risultati. Potrà donare una vita più normale a molte persone che in passato dovevano vivere gran parte del tempo immobili, attaccate alle macchine; quindi un altro click che non dovrà mai mancare, anche se non è tra i blocchi più temuti. Ma non serve andare lontano per immaginare le difficoltà che si creerebbero con l'improvvisa mancanza delle tecnologie oggi giorno presenti nelle nostre vite, per primo lo smartphone, come già detto, o l'auto con la centralina elettronica, che per un piccolo e banale guasto, in entrambi i casi, saremmo fottuti perché non si accende più niente. E ovviamente, quand'è che capitano certe cose? Quando ti trovi in un posto sperduto nel mezzo del nulla, magari di sera, oppure a notte inoltrata. Come è successo a me lo scorso autunno, mentre mi recavo a Cerreto Laghi, ospite da amici. E qualcuno dirà: <<Magari il telefono era soltanto scarico!>> "E già! Ma con l'auto in panne, col cavolo che lo ricarichi!"

- Quando la tecnologia ti abbandona. -

Nulla, decisi di mollare l'auto e per fortuna avevo l'abbigliamento giusto, 8°/12° le temperature. Lasciai su la valigia, misi il triangolo a distanza di norma e mi incamminai. Nella mente, imprecazioni a caratteri cubitali, tutte rivolte a me stessa; dopo un po' erano diventate luminose e a intermittenza. Ero sull'orlo di una crisi di nervi, quando vidi la luce di un'abitazione. "Evviva!" Aumentai il passo. Avrei potuto chiedere soccorso, ma quando la raggiunsi scoprii che era la mia destinazione. I miei amici si prestarono subito a ricaricare la batteria della mia auto. Meno male, nessun guasto, e tutto si risolse. Ma non è sempre così semplice e nemmeno lo è immaginare un futuro senza tecnologia, ormai fatta tanta l'abitudine ad averla a portata di click in tutti i settori, comprese le attrezzature elettroniche oggi utilizzate anche in chirurgia, soprattutto pensando ai passi da gigante che ha fatto nell'ultimo secolo.

Se tutto sparisse sarebbe come un incubo, tipo appunto quando sogni di volare e poi realizzi che non è possibile e quindi, di punto in bianco, cadi giù e ti svegli.

Adesso qualcuno dirà che, già che c'ero, avrei potuto descrivere gli scenari di un'apocalisse immaginaria, ma non è da me emulare autori di libri e film che narrano di un possibile disastro, dove la tecnologia viene neutralizzata e gli uomini tornano a una sorta di preistoria, pur vivendo in città futuristiche, magari distrutte da un attacco alieno. Piuttosto, non oso pensare e mi fa paura davvero, un'improvvisa mancanza di controllo delle centrali nucleari. Spaventa tutti l'idea che possa succedere il disastro, se pur d'ispirazione per quei film di fantascienza, appena suggeriti, che hanno fatto il tutto esaurito nelle sale cinematografiche. Mentre i pacifisti vorrebbero distruggere i comandi per gli armamenti di tutte le nazioni, ma gli strumenti di controllo di questo genere son ben congegnati e pronti a essere utilizzati; purtroppo esiste una tecnologia anche in fatto di armi e ha rivoluzionato da tempo il modo di usarle, con i missili intelligenti, le armi a microonde e a raggi laser, e tante altre apparecchiature e macchine da guerra, costruite in nome della difesa e della pace. A noi non è concesso davvero conoscerne la capacità di azione e di potenza, anzi, temo non lo sappiano nemmeno coloro che le hanno progettate.

Ma non voglio parlare di armi, mi è sembrato solo doveroso includerle parlando delle tecnologie utilizzate oggigiorno, che potrebbero sì bloccarsi, ma forse finiranno solo per ritorcersi contro di noi e questo mi spaventa molto di più. Però, come ho già scritto, qui, su queste pagine, la mia mente predilige viaggiare nella fantasia e lì ritrovo il mio rifugio, soprattutto quando mi prende l'angoscia al pensiero di un blackout.

E adesso, anche se la mia mente scarica non è, la batteria del mio PC invece sì, anche perché non mantiene più tanto a lungo la carica e siamo di nuovo in assenza di corrente elettrica.

Perciò, qui mi spengo con un CLICK.

By Giovanna Alessandra Fenili


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